Rifugio Dorigoni

Geologia

a cura della Commissione Scientifica della SAT

Inquadramento geologico del Gruppo Ortles – Cevedale

Geologicamente il Gruppo Ortles – Cevedale è delimitato a sud dalla “Linea Insubrica”, un’importante zona di frattura della crosta terrestre che separa in modo netto due unità geologicamente molto diverse: le Alpi Settentrionali e quelle Meridionali. Il Gruppo Ortles – Cevedale appartiene alle Alpi Settentrionali caratterizzate da una struttura, da una genesi e da una tipologia di roccia molto diversa rispetto alle Alpi meridionali, cui appartengono per esempio le Dolomiti, il Gruppo di Brenta ed il massiccio granitico intrusivo ad Adamello – Presanella. Il gruppo Ortles – Cevedale costituisce un complesso cristallino di filladi, quarziti e micascisti, termini che indicano altrettanti tipi di rocce metamorfiche. Queste rocce derivano da una lunga “trasformazione” di rocce di natura ed aspetto diverso. Originariamente, infatti si trattava di sabbie ed argille che successivamente hanno subito un processo di “metamorfosi” per azione delle alte temperature e delle pressioni cui sono state sottoposte durante il processo che ha portato la formazione alla struttura attuale delle Alpi.

L’area del Rifugio Dorigoni

Salendo lungo il sentiero che dal fondovalle conduce al Rifugio Dorigoni si attraversano rocce di tipo diverso: dapprima la Val di Rabbi è caratterizzata dalla presenza dominante dei micascisti che passano, nella zona della malga delle cascate di Saent, a rocce molto resistenti come gli ortogeneiss granitici; salendo ancora si incontrano le filladi, che caratterizzano tutta la zona di testata della valle. Da un punto di vista geologico, quindi, tutta la zona attorno al Rifugio Dorigoni è dominata dalle filladi quarzifere che spesso presentano grossi cristalli di granato; questo tipo di roccia caratterizza inoltre le principali cime che costellano la testata della valle, come Cima Sternai, Cima Lorchen, Cima Rossa di Saent e Cima Careser. Una delle caratteristiche di tale tipo di rocce è quella di sfaldarsi molto facilmente, producendo grandi quantità di detrito che si dispone alla base delle pareti più ripidi a costituire coni e falde di detrito. Il materiale roccioso deriva dall’azione di un fenomeno chiamato crioclastismo, dovuto all’escursione termica stagionale, ma soprattutto a quella fra giorno e notte nel periodo primaverile ed autunnale. Tale escursione provoca il continuo gelo e disgelo dell’acqua penetrata nelle fessure della roccia; l’acqua, congelandosi, aumenta moltissimo il proprio volume ed esercita una forte pressione sulle pareti della fessura rocciosa: questo fatto, a lungo andare, produce un ampliamento delle fessure stesse fino ad arrivare alla disgregazione della roccia. La morfologia del paesaggio è stata fortemente influenzata dall’azione dei ghiacciai, ormai quasi totalmente estinti in questa valle (l’unico ancora esistente è il ghiacciaio di Sternai, situato nei pressi dell’omonima cima). Successivamente si è avuta l’importante azione di erosione di deposizione di materiale da parte del torrente Rabbies. Le zone circostanti Rifugio sono infatti modellate secondo forme legate all’azione dei ghiacciai: ampie vallate con profilo trasversale ad “U”, superfici spianate levigate, bruschi cambi di pendenza con gradini e soglie rocciose, ampie conche spesso occupate da bellissimi laghi (laghetti di Sternai) o da zone acquitrinose. L’efficacia erosiva del ghiaccio cosi come quella del torrente è fortemente influenzata dal tipo di roccia: ecco quindi l’alternanza di gradini (su uno di essi appoggia il Rifugio) ed aree pianeggianti, come quella a valle del Rifugio o quella che si incontra all’inizio del sentiero, denominata Prà di Saent. In esse il torrente rallenta la sua corsa e, depositando il materiale che trasporta, forma pozze ed acquitrini. In corrispondenza dei gradini rocciosi invece il torrente incide forre e forma cascate, come quelli che si possono osservare salendo al Rifugio.